Le prime proiezioni nelle elezioni presidenziali in Bolivia attribuiscono un’ampia vittoria all’ex ministro dell’economia Luis Arce, candidato del partito di Evo Morales, Movimiento al Socialismo (MAS).
L’exit poll di Unitel da ad Arce più del 52%, molto di più di quanto previsto dai sondaggi sull’intenzione di voto, mentre l’ex presidente Carlos Mesa si attesterebbe intorno al 31%.
La Bolivia elegge il primo presidente dopo le dimissioni di Evo Morales: cosa è successo in questo anno di incertezza?
La notizia è arrivata dopo la mezzanotte, nel mezzo di uno scrutinio ufficiale straordinariamente lento, che ha causato incertezza e tensione.
“Abbiamo ritrovato la democrazia e abbiamo ritrovato la speranza”, ha detto Arce, visibilmente commosso. “Costruiremo l’unità”.
Il paese sudamericano è andato alle urne questa domenica per ripetere le elezioni vinte da Evo Morales e annullate con un colpo di Stato, il presidente ha dovuto abbandonare il paese trovando asilo in Argentina.
Chi è Luis Arce?
La carriera politica di Arce è strettamente legata a quella di Evo Morales, di cui è stato ministro dell’Economia per gran parte dei 14 anni al potere.
Come architetto della politica economica di Morales, è considerato responsabile delle riforme che hanno portato al decollo economico della Bolivia durante gli anni del MAS.
Nato nel 1963 a La Paz da una famiglia di insegnanti di scuola, Arce ha studiato Economia in Bolivia, ha conseguito un master nel Regno Unito e al suo ritorno nel suo paese ha iniziato a lavorare come funzionario pubblico presso la Banca Centrale della Bolivia (BCP), dove ha ricoperto diverse posizioni.
Arce ha tenuto numerosi corsi in Bolivia, negli Stati Uniti ad Harvard e alla Columbia e in Argentina presso l’Università di Buenos Aires.
Dopo l’ascesa al potere di Morales, nel 2006 viene nominato ministro dell’allora Ministero delle Finanze, che poi, tre anni dopo, diventerà Ministero dell’Economia e delle Finanze Pubbliche.
La sua gestione è vista come uno dei pilastri che hanno portato il Paese sudamericano non solo a ridurre l’inflazione e il boom economico, ma anche a ridurre in modo significativo la povertà.
A capo del Ministero, Arce ha promosso misure per favorire il mercato interno, la stabilità dei cambi e la promozione di politiche per l’industrializzazione delle risorse naturali.
Ma forse una delle sue misure più importanti e controverse è stata una serie di “nazionalizzazioni”, principalmente quella degli idrocarburi il cui recupero Arce ha considerato uno dei pilastri su cui si è basata l’economia boliviana in tutti questi anni.
Lo scorso gennaio, il MAS lo ha scelto come candidato presidenziale (con l’ex ministro degli Esteri David Choquehuanca come compagno in corsa) per le elezioni inizialmente previste per maggio e successivamente rinviate a settembre e poi nuovamente rinviate a ottobre a causa all’epidemia di Coronavirus.
Può sembrare incredibile che un partito destituito dal potere in maniera violenta solo un anno fa riesca a vincere le elezioni presidenziali e anche quelle legislative in entrambe le camere ma bisogna ricordare che la destituzione di Evo Morales avvenne in sostanza manu militari e la base elettorale del MAS è ancora molto forte nel paese.
Inoltre la Bolivia ha avuto una crescita sostenuta della sua economia per almeno un decennio, durante l’amministrazione Arce, e questo contrasta nettamente con quanto accaduto con paesi come l’Argentina o il Venezuela.
D’altra parte, il governo transitorio di Jeanine Áñez ha riscontrato molteplici problemi che sono stati moltiplicati dalla crisi sanitaria del coronavirus. Il paese, che ha uno dei tassi di economia informale più alti, ha sofferto molto per il lockdown che ha generato un forte aumento della povertà.