Lunedì 19 ottobre, L’Unione francese ebrea per la Pace (L’Union Juive pour la Paix) ha dichiarato in un comunicato il suo pieno appoggio alla comunità musulmana, che sostiene essere vittima del “razzismo di stato”.
L’arte di utilizzare il fanatismo religioso per legittimare il razzismo di stato.
“L’atroce omicidio di un insegnante da parte di un giovane fanatico commuove e sconvolge tutti noi.
Da questo crimine si sta traendo profitto in modo spudorato.
In passato, il governo francese ha protestato contro l’idea che ci fosse “razzismo di stato” negando l’esistenza dell’islamofobia. Ora, questa stessa amministrazione vuole bandire la lotta all’islamofobia, attaccando la comunità musulmana. Le associazioni islamiche, compresa la CCIF, sono divenute vittime di calunnie e di insulti in quanto colpevole di voler difendere i diritti dei cittadini musulmani in Francia e di combattere la discriminazione.
Nella nuova fase del discorso razzista e islamofobo, intrapreso dallo Stato francese, c’è un ché di totalitario con l’introduzione nel dibattito nazionale del concetto di separatismo, di cui verosimilmente i nostri concittadini musulmani vengono ritenuti responsabili.
La colpa di pochi fanatici, si è riversata su interi gruppi qualificati come islamisti. Qualsiasi organizzazione indipendente basata sul l’Islam ne sta soffrendo, dalle ONG come Baraka City alle organizzazioni antirazziste come la CCIF.
Da nemici interni ieri, eccoli oggi accusati di mantenere nelle loro fila un progetto di separatismo con il desiderio di creare spazi di illegalità dove solo leggi presumibilmente ispirate al Corano sostituirebbero le leggi della Repubblica.
Vecchi discorsi di estrema destra adornati di nuovi orpelli …
La nozione di “libertà di espressione” viene usata fino alla nausea da parte di un potere che lo ha vessata per anni, stabilendo leggi di emergenza, vietando o reprimendo le manifestazioni popolari, e ora chiudendo organizzazioni umanitarie.
Conosciamo gli effetti e le conseguenze di questa spirale criminale di razzismo.
Ogni volta, il verificarsi di un atto criminale da parte di un giovane perduto risulta, in un certo senso, una vittoria per gli autori di questo racconto anti-islam.
L’atmosfera velenosa di oggi può aiutarci a capire cosa dovesse essere successo in Francia e in Germania durante gli anni ’30. Come un’intera società fosse stata gradualmente contaminata dai discorsi politici e dalla stampa antiebraica, per ritrovarsi poi coinvolta in una crociata di sterminio.
Più di chiunque altro, sta a noi mettere in guardia i nostri concittadini sui pericoli che minacciano i nostri fratelli e sorelle musulmani, e in generale l’intera società.