In questi anni il posizionamento del Movimento 5 Stelle rispetto alla causa palestinese è cambiato parecchio, a testimoniarlo anche l’ultima visita del ministro degli esteri Di Maio in Israele.
“Quello che diciamo facciamo: se il M5S arriverà al Governo, riconosceremo lo Stato della Palestina“.
“Un riconoscimento che ovviamente – ha specificato il capogruppo in Commissione Affari Esteri alla Camera, Manlio Di Stefano- si deve basare sui confini del 1967 e che deve comportare anche il ritiro dal Golan. E’ quello che diremo agli israeliani”.
Annuncia nel non tanto lontano 2016 l’attuale Ministro degli esteri Luigi Di Maio, allora ancora vicepresidente della Camera.
Queste parole si ripercuosero il 10 Luglio 2016, quando a capo di una delegazione pentastellata in visita a Israele gli fu vietato di entrare nella Striscia di Gaza.
“E’ un cattivo segnala per la pace”, protestò.
“La Striscia di Gaza è controllata da Hamas, organizzazione terroristica ostile a Israele. L’ingresso coinvolge permessi speciali soggetti a considerazioni di sicurezza”, fu la replica dell’ambasciata di Israele a Roma.
Ma ora facciamo un salto nel passato remoto: quando Beppe Grillo, il fondatore del Movimento, In un post del 2006 intitolato Adolf Gibson scrisse: “Se avesse detto (parlando dell’attore Mel Gibson) Israele è responsabile della guerra in Libano, oppure: Israele con il suo comportamento può far scoppiare la terza guerra mondiale, forse avrebbero riaperto Alcatraz solo per lui e buttato via le chiavi. Israele fa paura. Il suo comportamento è irresponsabile” e “Dietro Israele ci sono gli Stati Uniti o dietro gli Stati Uniti c’è Israele? Chi è la causa e chi è l’effetto?”.
Nel luglio 2014, allora già deputato Paolo Bernini, presentò una mozione alla Camera in cui chiedeva un embargo di cinque anni nei confronti di Israele.
Anche il già allora deputato Alessandro di Battista, uno dei più noti esponenti del Movimento Cinque Stelle, nel luglio del 2014 dichiarò di sentirsi sensibile nei confronti della violenza perpetrata dai palestinesi, richiedendo apertamente il ritiro dell’Ambasciatore Italiano da Israele.
Lo stesso anno l’attuale Sottosegretario presso il ministero degli esteri Manlio Di Stefano chiese addirittura a Renzi di cessare tutte le relazioni economiche e diplomatiche con Israele.
Inoltre solo lo scorso giugno il M5s ha presentato alla Camera una risoluzione per “condannare l’annessione unilaterale della Cisgiordania nello stato di Israele e chiede sostegno agli alleati” considerandolo come errore storico “del governo di Netanyahu”.
Ma il passato resta passato, conta il presente ed il futuro…
Il presente vede Di Maio come attuale ministro degli esteri e i cinquestelle come attuale maggioranza di governo.
Quindi lo Stato della Palestina è stato riconosciuto dallo Stato italiano? Sono cessate le relazioni economiche e diplomatiche con Israele?
No anzi, si sono rafforzate.
Il 30 Ottobre 2020 nella visita di Di Maio ad Israele, sono stati sigillati nuovi protocolli di cooperazione culturale, economica, scientifica ed energetica, rafforzati negli anni.
Nel corso della visita inoltre Di Maio ha elogiato gli “Accordi di Abramo” (riconoscimento dello Stato israelianoda parte di alcuni regimi del Golfo) definendoli “Un contributo positivo verso la pace e la stabilità in Medioriente” auspicando che possano portare un rilancio del processo di pace con “la prospettiva di una soluzione a due Stati che sia giusta, sostenibile e praticabile”.
Stesso giorno, poco dopo l’incontro con Israele, Di Maio incontrò il primo ministro palestinese Mohammed Shtayeh e il ministro degli Esteri Riad al-Malki, con i quali discusse gli accordi di Abramo.
Shtayyeh, secondo l’agenzia di stampa Wafa , ha invitato Di Maio a: “Rompere lo status quo riconoscendo lo Stato palestinese alla luce della distruzione sistematica della soluzione dei due stati a seguito dell’insediamento israeliano e delle decisioni dell’amministrazione statunitense che violano il diritto internazionale. “
Ha anche confermato: “Questo è il momento giusto per l’Unione Europea e i suoi membri per lavorare per colmare il vuoto lasciato dall’amministrazione statunitense nel processo politico dalla sua predilezione verso Israele”.
Di Maio ha affermato invece: “Abbiamo esortato la parte palestinese ad accelerare sul percorso di pace e sul dialogo per portare alla soluzione a due Stati che l’Italia sostiene. Essendo amici degli uni e degli altri, svolgeremo un ruolo importante. Il nostro Paese ha sempre aiutato il popolo d’Israele e il popolo palestinese”. e ancora:”L’Italia può mettere al centro la soluzione politica e il dialogo. Bisogna capire che questo è il momento per cogliere l’occasione, un momento importante per questa area ”. ” Un ruolo chiave sarà sicuramente – ha aggiunto Di Maio – tra pochi giorni dopo le elezioni Usa, che comunque avranno un effetto sul futuro di questa regione ”.
I dubbi che sorgono sono: Di Maio vuole o meno riconoscere lo Stato di Palestina? Continuerà a seguire i principi di politica estera originari del M5S?
I pentastellati sostengono una linea di “evoluzione” nelle loro scelte e promesse, giustificate dal loro famoso motto e hashtag #ContinuarexCambiare; ma cambiare così tanti principi da quelli originari non li porterà al fallimento?
Non serve nemmeno aspettare e vedere come finirà, stiamo già vedendo dai numeri delle ultime elezioni regionali e comunali quanto consenso hanno perso dalle politiche del 2018.
Il cambiamento di tanti principi e valori originari del M5S, afferma la maggior parte degli ex-elettori e simpatizzanti grillini, ora divisi tra partiti di destra e sinistra e l’astensione, è la ragione di questo inesorabile declino elettorale.
La soluzione o la mazzata finale, sta negli Stati generali che si terranno nei prossimi e vedranno la partecipazione di attivisti, consiglieri, Eurodeputati, Parlamentari e Senatori grazie al supporto della piattaforma Rousseau.
Verranno ripristinati i principi o cambieranno totalmente? Agli stati generali si parlerà anche di politica estera? Non ci resta che aspettare e vedere.