L’accordo per porre fine al conflitto armato nella regione contesa dopo più di un mese di spargimento di sangue, è stato raggiunto.
Armenia, Azerbaijan e Russia annunciano di aver raggiunto un accordo per porre fine al conflitto armato nella regione del Nagorno-Karabakh dopo più di un mese di spargimento di sangue.
Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha annunciato per primo la firma sui social media nelle prime ore di martedì, e il Cremlino e in seguito il presidente azero Ilham Aliyev hanno poi confermato la notizia.
Aliyev ha dichiarato in un incontro video online con il presidente russo Putin che, “La firma della dichiarazione trilaterale sarà un elemento fondamentale nella risoluzione del conflitto.”
Putin ha detto che forze di pace russe sono state schierate lungo la linea del fronte nel Nagorno-Karabakh e nel corridoio fra la regione e l’Armenia, ha riferito l’agenzia Reuters.
In preda ad una rabbia crescente, i manifestanti hanno preso d’assalto gli edifici governativi a Yerevan, armeni arrabbiati si sono riuniti intorno alla residenza ufficiale di Pashinyan nella capitale armena, l’edificio governativo più importante.
I manifestanti hanno strappato la targa che ne riportava il nome dalla porta del suo ufficio mentre scandivano: “Nikol ci ha traditi.” Non è chiaro dove si trovasse il primo ministro.
La folla ha anche fatto irruzione in parlamento dove il portavoce, Ararat Mirzoyan, è stato picchiato fino allo svenimento da manifestanti infuriati.
Supporto turco
Il Nagorno-Karabakh si è separato dall’Azerbaijan negli anni novanta, provocando un lungo conflitto irrisolto che ha provocato decine di migliaia di vittime.
L’area montagnosa contesa è stata occupata dalle forze armene per quasi trent’anni, nonostante quattro risoluzioni del consiglio di sicurezza dell’ONU ne sollecitassero il ritiro.
I recenti combattimenti hanno suscitato timori per un allargamento regionale della guerra, con la Turchia alleata dell’Azerbaijan, con cui Ankara ha forti legami etnici, mentre la Russia ha un patto difensivo con l’Armenia, paese dove ha una base militare.
L’elemento decisivo nel conflitto, sembra essere stato, l’aiuto militare diretto che fin dall’estate, la Turchia ha fornito all’Azerbaijan.
Il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu ha scritto su Twitter in seguito all’annuncio dell’accordo di pace che, “L’Azerbaijan, paese col quale abbiamo legami fraterni, ha ottenuto un importante risultato sul campo di battaglia come sul tavolo dei negoziati. Mi congratulo sinceramente per questo importante successo. Continueremo ad essere una nazione sola, un solo spirito con i nostri fratelli azeri.”
Secondo quanto ha dichiarato la portavoce del ministero degli esteri alla stazione radio Echo Moskvy, Cavusoglu e il suo omologo russo Sergei Lavrov hanno discusso telefonicamente martedì l’accordo per il cessate il fuoco.
La Turchia e l’Azerbaijan hanno condotto manovre militari congiunte per anni, delle quali la più recente si era svolta ad agosto, esercitazioni nelle quali gli ufficiali turchi hanno condiviso le esperienze e le competenze che hanno sviluppato nel conflitto siriano e in quello libico.
Ankara ha portato combattenti siriani per rinforzare le difese azere, e ha fornito uno staff militare in grado di dare una strategia a Baku.
Inoltre la Turchia ha venduto droni che hanno duramente colpito il fronte armeno e schierato F-16 turchi a far da deterrente, quantunque quest’ ultimi non siano stati impiegati in combattimento.
Baku ha dichiarato lunedì di essersi impossessata di numerosi insediamenti nel Nagorno-Karabakh, il giorno successivo alla proclamazione della vittoria nella battaglia di Shusha, la seconda città per grandezza dell’enclave.
Pashinyan ha detto che, “la decisione è stata presa basandosi su analisi dello stato del combattimento e dopo averne discusso con i migliori esperti sul campo.”
“Questa non è una vittoria, ma non c’è sconfitta fino a quando non ci si consideri sconfitti. Non ci considereremo mai sconfitti e questo sarà un nuovo inizio per un’era di rinascita e di unità nazionale.”
Si temono migliaia di vittime
L’Azerbaijan afferma che dal 27 settembre ha riconquistato gran parte del territorio che si trova all’interno e intorno al Nagorno-Karabakh, territorio che aveva perso nella guerra del 1991-94, guerra che si stima abbia causato 30.000 morti e costretto molta più gente ad abbandonare le proprie case.