La Société Générale obbliga Leila a togliersi il velo per permetterle di entrare nella sua agenzia
Un’impiegata ha chiesto a una cliente che si trovava nel vano di ingresso dell’agenzia della Société Générale a Hénin-Beaumont di togliersi il velo. Sebbene siano state invocate ragioni di sicurezza, nessun regolamento obbliga esplicitamente le donne a nascondere i loro segni di appartenenza religiosa.
“Mi sono sentita umiliata e assolutamente non rispettata come cittadina francese!”, si lamenta desolata Leila sul sito Streetpress.
Giovedì 29 ottobre, la donna, madre di famiglia, si reca in banca. Nel locale di accesso della Société Générale d’Hénin-Beaumont, un’impiegata blocca Leila:
“Finché non mi fossi tolta il velo, non mi avrebbero fatto entrare… “
Mai a Henin-Beaumont, feudo del Rassemblement National (RN), Leila ha dovuto togliersi il velo per accedere ad un edificio. “È la prima volta”, ripete. Leila parla di islamofobia. Invece la Société Générale si trincera dietro a supposte misure di sicurezza.
Verso le 15, Leila si reca alla Société Générale accompagnata da suo figlio Adam*. Vorrebbe fare un bonifico a sua figlia, che studia a Parigi, e che ne ha bisogno. Si tratta in fin dei conti della banca di sua figlia. Adam decide di aspettarla fuori. «passati una ventina di minuti, ho perso la pazienza, e sono andato a vedere in banca» spiega il giovane di 24 anni. Trova sua madre «sconvolta», precisa Streetpress.
Quando è voluta entrare nell’agenzia della Société Générale, una sportellista l’ha fatta aspettare nel vano d’entrata. Dopo alcuni minuti l’impiegata gli avrebbe infine fatto segno con le mani di togliersi il velo. “Ero scioccata, quasi alle lacrime.” La madre di famiglia non afferra subito il messaggio. Ma la signora insiste. Testimone della scena, una cliente avrebbe “abbassato la testa, l’espressione indignata”. Un’altra impiegata si sarebbe messa a far fotocopie, facendo finta di nulla. Disorientata, triste, Leila infine accetta di abbassare il suo hijab.
Ha sporto denuncia
Per Leila è un’umiliazione che nulla ha a che vedere con ragioni di sicurezza: “non ha guardato il mio volto. Lo ha fatto solo per vedere i miei capelli!” Il direttore della banca di Henin-Baumont, visibilmente a disagio, ha voluto minimizzare la cosa parlando di un “increscioso malinteso”. La sede nazionale della Société Générale si difende sostenendo di applicare “misure di sicurezza che impongono a chiunque (…) di presentarsi a viso scoperto per poter essere identificato. (…) C’è un pittogramma apposito che è stato approvato dall’associazione bancaria francese”.
Leila comunque ha presentato denuncia contro X per “discriminazione religiosa, rifiuto di un bene o di un servizio in un luogo aperto al pubblico o per averne vietato l’accesso”.