Nei giorni passati gli studenti del collettivo di fisica, hanno affisso una targa commemorativa per Sufian Tayeh. Fisico ricercatore e rettore dell’università di Gaza, ucciso con tutta la sua famiglia durante un raid aereo israeliano. Il tutto è stato coronato in un momento di solidarietà tra alunni e docenti per omaggiare e ricordare un collega, nel pieno rispetto delle normative dell’ateneo. Evento pacifico di solidarietà e di unione dove è stato sottolineato il dolore per la perdita di Sufian così come per tutti i suoi connazionali.
“Sono arrivati in dieci, mascherati, hanno vandalizzato l’entrata del dipartimento di fisica disegnando stelle di David con bombolette, che sono state lasciate sul luogo. Successivamente se la sono data a gambe”
Questa la reazione che ha provocato l’affissione di questa targa. Così ci racconta uno dei ragazzi del collettivo che ha assistito alla scena impotente. È stata inoltre bruciata senza riuscire a scioglierla del tutto. Infine la targa è stata coperta da un poster che rivendicava la memoria delle vittime del 7 ottobre. Per inciso, si ricorda che nessun rettore universitario né tantomeno fisico israeliano è stato coinvolto in atti di guerriglia. È quindi inverosimile che ci fosse nel dipartimento di fisica, una targa per ogni vittima o per ogni vicenda di guerra. La rettrice non ha rilasciato dichiarazioni, mentre il preside di facoltà si è impegnato a esaminare i video di sorveglianza e denunciare l’accaduto alla questura di Roma.
Il collettivo di fisica si è organizzato subito per il giorno seguente: hanno pulito le scritte e le stelle, coperto la targa (resa illeggibile) con un adesivo fedele alla scritta vandalizzata. Il tutto in un presidio numeroso ancora una volta in ricordo del collega e di denuncia all’atto vandalico.
“Il collettivo e la giustizia non si piegano a queste intimidazioni, rifaremo la targa e ogni altra cosa per ogni volta che verrà attaccata”
spiega uno degli organizzatori.
Oltre alla mancata sorveglianza dell’università La sapienza di Roma, la quale ha permesso a questi individui di entrare, mettendo a rischio l’incolumità degli studenti stessi, ci si chiede cosa e perché abbia toccato così tanto gli aggressori da poter agire in modo così violento.
Quale tasto dolente è stato toccato per ottenere una reazione così estrema? Come mai si sono coperti il volto? di cosa si vergognano se, a loro avviso, sono dalla parte del giusto? Questi ultimi sono forse contrari al ricordo di alcune vittime piuttosto che altre? Perché quando gli studenti di Roma (ora anche in tutto il mondo) si accampano e protestano pacificamente per un cessate il fuoco vengono braccati dalla Digos all’interno dell’ università mentre per un raid di incappucciati nessuno ha visto o sentito nulla?