In un voto significativo, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha confermato il riconoscimento della Palestina come Stato membro a pieno titolo, inviando la questione al Consiglio di Sicurezza per ulteriori considerazioni. Con 143 voti favorevoli, 9 contrari e 25 astenuti, tra cui l’Italia e l’Ucraina, la decisione ha marcato un punto di svolta nelle relazioni internazionali riguardo al conflitto israelo-palestinese.
Le reazioni sono state immediate e intense. Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha criticato duramente la decisione, affermando che questa equivarrebbe a una legittimazione delle azioni di Hamas, che ha definito terroristiche. Gilad Erdan, rappresentante israeliano, ha drammaticamente messo in scena la sua disapprovazione distruggendo una copia della Carta delle Nazioni Unite, proclamando il voto un ”giorno di infamia”.
Dall’altro lato, il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, ha celebrato il risultato come una vittoria per i diritti e la libertà del suo popolo, vedendolo come un passo avanti verso la fine dell’occupazione israeliana.
Sul fronte militare, le tensioni continuano ad aumentare. Le forze israeliane hanno esteso le loro operazioni a Rafah, presso il confine con l’Egitto, circondando la parte orientale della città in attesa di nuovi ordini. Nonostante l’opposizione internazionale, incluse le dichiarazioni del Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, che ha avvertito delle catastrofiche conseguenze umanitarie di un possibile attacco su larga scala, l’avanzata israeliana procede.
Mentre la comunità internazionale resta divisa, con nazioni come gli USA contrari alla risoluzione, altri Paesi si sono astenuti, esprimendo la necessità di negoziati diretti per una soluzione pacifica e duratura, basata sul principio di “due popoli, due stati”. Visionari gli Stati che si sono astenuto e quelli che hanno votato contro è utile a carpire la reale portata del voto storico.
Paesi astenuti: Albania, Austria, Bulgaria, Canada, Croazia, Fiji, Finlandia, Georgia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Lettonia, Lituania, Macedonia del Nord, Malawi, Marshall Island, Moldavia, Olanda, Paraguay, Principato di Monaco, Romania, Svezia, Svizzera, Ucraina e Vanuatu.
Paesi contrari: Argentina, Israele, Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Repubblica Ceca, Ungheria, e USA.
La situazione rimane incerta, con Hamas che sta rivedendo la sua strategia in risposta all’espansione militare israeliana, e l’Egitto che continua a mediare per un cessate il fuoco e per il rilascio degli ostaggi. La tensione è palpabile anche a Gerusalemme est, dove recenti atti di violenza da parte di estremisti sionisti hanno portato alla chiusura temporanea della sede dell’UNRWA che è stata appiccata a fuoco.
Crediti immagine copertina: UN Photo/Manuel Elías