Assistiamo in questi giorni alla polemica alimentata dalle dichiarazioni del capogruppo in Regione di FDI Garavaglia e dalla ministra Santanchè in relazione alla concessione ad una associazione islamica del campo sportivo comunale di Turbigo per la celebrazione della festività religiosa islamica di Eid Al Adha nella quale si ricorda il sacrificio di Abramo, indubbiamente una delle più importanti ricorrenze religiose di quella fede.
I fatti nella loro scarna successione sono i seguenti.
Un’associazione islamica chiede al Comune di Turbigo la concessione d’uso del campo di calcio comunale per poter svolgere in quella sede la festa ed il Comune si oppone.
La controversia aveva avuto un precedente in occasione di analoga richiesta avente ad oggetto l’uso del campo sportivo per la festa di fine Ramadan
In quell’occasione il Comune di Turbigo rimane in prima battuta silente nei confronti dell’istanza dell’associazione che, quindi, richiede al TAR di imporre al Comune di pronunciarsi, cosa che puntualmente ed indefettibilmente avviene.
Il Comune oppone quindi un diniego alla concessione fondandolo su ragioni di dubbia sussistenza delle condizioni di sicurezza pubblica per lo svolgimento dell’evento che devono essere valutate dalla prefettura. L’Atto viene impugnato avanti al TAR Milano dall’associazione.
Interviene quindi la Prefettura di Milano la quale accertata l’insussistenza di qualsivoglia impedimento di pubblica sicurezza da il proprio nulla osta alla concessione ed i ricorsi dell’associazione (contro il silenzio e contro il provvedimento del 5 aprile, vengono decisi con una sentenza di natura processuale, che prende atto dell’improcedibilità dei ricorsi, ormai superati dalla decisione prefettizia).
La questione avrebbe dovuto concludersi in quel momento.
Invece la medesima vicenda si è riproposta in occasione della richiesta avanzata ad inizio maggio dalla stessa associazione islamica al comune di Turbigo per la festa del sacrificio.
In quest’occasione il Comune rimaneva di nuovo formalmente inernte rispetto alla domanda di concessione d’uso ma, con delibera del consiglio comunale, si esprimeva in senso negativo accogliendo una mozione di un consigliere con la quale si chiedeva di negare la concessione dello spazio (i motivi di tale volontà di diniego ci sono ignoti in quanto non riportati nel decreto cautelare del TAR e clamorosamente non pubblicati all’albo pretorio del Comune di Turbigo ove risulta la sola delibera di consiglio -alquanto laconica- e l’istanza dell’associazione ma non il testo della mozione) .
L’associazione richiedente ha quindi adito il TAR Milano impugnando ancora una volta il silenzio dell’amministrazione nei confronti della propria istanza e l’annullamento della delibera comunale nella parte in cui manifestava l’intenzione di diniegare la concessione d’uso richiesta.
L’esito era scontato.
Il TAR Milano, rilevata l’illegittimità del formale silenzio comunale nei confronti dell’istanza e l’insussistenza di ragioni di sorta per diniegare l’utilizzo del campo sportivo per la celebrazione della festa islamica, rilevato che anche in passato tale struttura era stata utilizzata a tal fine, emanava il 10 giugno un decreto cautelare di sospensione degli atti impugnati imponendo al Comune di consentire l’utilizzo del campo sportivo da parte dell’associazione richiedente e disponendo per il prosieguo del giudizio.
Ci scusiamo se la sintesi sopra svolta non sia soddisfacente sotto il profilo tecnico giuridico, ma la sintesi imposta dalla sede e la platea dei possibili lettori ci imponevano un registro semplificato.
Ecco che a questo punto giungono le immancabili prese di posizione di esponenti politici, i sopra indicati Garavaglia e Santanchè i quali si scagliano contro il TAR per l’ingiusta decisione.
I motivi addotti dai due sono parzialmente differenti. Il Garavaglia si lancia difatti anche in considerazioni di carattere urbanistico e di assai labile fondamento secondo cui il campo sportivo non può essere destinato ad altre funzioni; non vogliamo immaginare le bordate di fischi ed i rischi per l’incolumità del consigliere regionale se tali ragioni avesse addotto per sostenere un diniego del Comune di Milano alla concessione d’uso dello stadio di San Siro per i concerti di Vasco Rossi (diniego che il capoluogo, pur alle prese con un’amministrazione disastrosa e disattenta mai si sognerebbe di emettere).
La verità è che le dichiarazioni dei due esponenti di FDI si muovono tutte nel solco del fallaciano (e fallace) sentimento anti islamico che anima parte delle nostre comunità, nel tentativo di accreditarsi agli occhi di una platea (ignorante) quali paladini contro l’Islam che infesterebbe ed appesterebbe l’aria delle nostre regioni.
La vicenda si presta ad una molteplicità di piani di lettura.
Quello sociologico, che lasciamo agli esperti, quello politico e quello prettamente giuridico amministrativo.
Sotto il profilo politico la dimessa, quanto evidentemente irrilevante, opinione di chi scrive è che sia del tutto miope e controproducente da parte di esponenti di un partito dichiaratamente di destra l’abbracciare la narrativa antiislamica di difesa delle nostre tradizioni di fronte alla barbarie e che una tale posizione ci allontani inevitabilmente dalla crescita di quella destra moderna di cui il paese ha bisogno.
Una destra realmente tale, infatti, legata alla difesa dei valori mai potrebbe negare l’utilizzo di uno spazio pubblico per lo svolgimento di una festività religiosa che è anche momento di aggregazione della comunità di riferimento e di solidarietà all’interno di quella comunità nei confronti dei più bisognosi.
L’intero sentimento anti islamico risulta del tutto contraddittorio e controproducente per una politica di destra: in una società ormai liquefatta ed asservita unicamente al dio denaro come può la destra non vedere nelle comunità islamiche (che sono realtà ormai da anni consolidate nel nostro territorio) un alleato nella difesa di quei valori trascendenti (la famiglia, la vita) di cui si dichiara latore, nei confronti dell’attacco sferrato dagli ambienti più radicali?
L’argomento diffuso secondo cui l’islam sarebbe incompatibile con la nostra tradizione cristiana e con il ruolo della donna nella nostra società appare a noi estremamente labile ed errato.
Lasciamo la disamina agli esperti. Ma a noi -forse ingenuamente- l’incompatibilità appare chiara non nei confronti della tradizione cristiana d’Europa ma con questa nostra società post cristiana e consumistica nella quale ci troviamo a vivere.
Scusandomi per la digressione svolta in campi altrui giungo alla lettura che allo scrivente sta più a cuore, quella giuridico amministrativa.
Sotto tale profilo non possiamo che constatare come il TAR non abbia in alcun modo invaso il campo della politica ed abbia invece, correttamente, dato applicazione alla legge.
In mancanza di valide ragioni di diniego la concessione d’uso del campo andava consentita ed il fatto che la Prefettura già in precedenza (ma anche in questa occasione) abbia rilevato l’assenza di qualsivoglia impedimento di pubblica sicurezza avrebbe dovuto imporre all’Amministrazione comunale di Turbigo di rispondere prontamente e positivamente all’istanza dell’associazione Moschea Essa.
Nessuna ragione di carattere urbanistico o legata alle destinazioni d’uso sancite dal PGT comunale poteva essere validamente opposta (e ci permettiamo quindi di consigliare al consigliere Garavaglia la lettura di qualche manuale sul governo del territorio), essendo evidente la polifunzionalità delle strutture di tipo sportivo rispetto ad ogni tipologia di evento che preveda un rilevante afflusso di pubblico ciò che è testimoniato dal pluridecennale e pacifico utilizzo degli stadi per concerti, eventi di carattere sociale e religioso.
La Giunta (e la maggioranza) di centro destra, imprigionata in una dinamica politica, è però rimasta inerte e non solo no ha accolto l’istanza dell’associazione islamica ma neppure ha avuto il coraggio di dire apertamente perché tale istanza non voleva accogliere, così ancora una volta alimentando -grazie anche all’intervento dei referenti regionali e nazionali- una sterile ed irragionevole polemica anti islamica.
Una polemica che, ma ci rimettiamo ancora una volta a coloro che di sociologia e politica sanno più di noi, risulta contraddittoria e controproducente rispetto agli obbiettivi di una vera destra (che, se non foss’altro per ragioni di opportunità politica, dovrebbe avere riguardo alle curve di crescita demografiche delle comunità islamiche che, per valori culturali, sicuramente potrebbero divenire in futuro bacini elettorali di riferimento della destra piuttosto che della sinistra).
L’onda di destra pare inarrestabile a livello elettorale.
Attendiamo però che produca amministratori consapevoli e capaci e non meri raccoglitori di voti al seguito dei più insopportabili luoghi comuni sulla destra razzista e stretta dalla paura dello straniero.