I bombardamenti israeliani contro il Libano uccidono 356 persone inclusi dozzine di donne e bambini

Il recente assalto del regime israeliano contro il Libano ha raggiunto un drammatico picco con il più alto numero di vittime registrato dal 2006. Secondo le autorità sanitarie libanesi, gli attacchi aerei israeliani hanno causato la morte di almeno 356 persone, tra cui 24 bambini, 39 donne e due operatori sanitari. Questo bilancio tragico si aggiunge al numero impressionante di feriti, che supera le 1.200 persone, in un contesto di distruzione che ha colpito non solo le infrastrutture militari, ma anche civili, come abitazioni, ospedali e mezzi di soccorso.

L’escalation delle ostilità rischia di trasformare una già critica situazione regionale in un conflitto su larga scala e secondo alcuni analisti sarebbe proprio questo il piano di Israele: espandere il conflitto per trascinare l’Iran e a sua volta portare ad un intervento USA. Ad oggi, il Libano è teatro di un conflitto in cui la popolazione civile paga il prezzo più alto. Le immagini di famiglie in fuga, di strade intasate da veicoli carichi di persone in cerca di rifugio, e di edifici ridotti in macerie ricordano già gli scenari da orrore di Gaza.

Le bombe israeliane, che hanno colpito anche aree lontane dal confine meridionale, sollevano ancora una volta una serie preoccupazioni sulla (non-) proporzionalità del regime di occupazione oltre che sull’uso indiscriminato della forza. Attacchi a Beirut e in altre aree del Libano centrale suggeriscono un ampliamento del raggio d’azione, alimentando il timore di un allargamento del conflitto a tutto il territorio libanese.

Il Libano, che nonostante la grave crisi economica e politica ha da anni assistito la causa palestinese contro l’occupazione illegale, si trova ora a dover affrontare un’emergenza umanitaria che rischia di destabilizzare ulteriormente il Paese. Decine di migliaia di persone sono in fuga dalle zone colpite, e le istituzioni, già provate, sono costrette a organizzare strutture di accoglienza per gli sfollati. Le scuole e le università sono state chiuse, e il paese è sospeso in un clima di incertezza e paura che a quasi un anno dalla controffensiva della resistenza palestinese guidata da Hamas del 7 Ottobre rischia di aprire un nuovo capitolo sanguinoso nella regione oltre a Gaza.