L’UNRWA fu creata in seguito alla Nakba (catastrofe) del 1948 per assistere circa 750.000 palestinesi fuggiti o espulsi dalla Palestina. Divenne operativa nel maggio 1950, principalmente per proseguire i soccorsi di emergenza forniti fino a dicembre 1949 dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, dalla Lega delle Società della Croce Rossa e dall’American Friends Service Committee. Fu inoltre incaricata di attuare programmi di lavori pubblici volti alla reintegrazione economica dei rifugiati palestinesi.
Da allora, l’Agenzia è l’unica organizzazione internazionale creata per affrontare uno specifico problema di rifugiati in una determinata area geografica, che comprende Gaza, la Cisgiordania occupata, la Giordania, la Siria e il Libano. In linea di principio, tutti gli altri casi di migrazione forzata sono gestiti dall’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, compresi i rifugiati palestinesi residenti al di fuori delle aree operative dell’UNRWA.
Scuola UNRWA a Gaza, 1954 (UN Photo/MO)
A metà degli anni 50, l’UNRWA ha ampliato i suoi servizi essenziali, fornendo assistenza sanitaria di base, soccorso e servizi sociali, con un focus sull’istruzione. Questo approccio allo sviluppo umano ha anche contribuito indirettamente alla protezione dei rifugiati palestinesi senza compromettere il diritto al ritorno. Dagli anni 60 in poi, l’istruzione è diventata il programma più importante in termini di investimenti, finanziamenti e personale coinvolto. I programmi di sviluppo sono ripresi in modo diverso solo nella seconda metà degli anni 80, principalmente nella Cisgiordania occupata e a Gaza. Sebbene l’UNRWA, a differenza dell’UNHCR, non abbia un mandato di protezione esplicito, ha adottato una serie di iniziative in questa direzione, come la creazione di funzionari per gli affari dei rifugiati durante la prima Intifada. Questo esempio dimostra la possibilità per l’Agenzia di interpretare il suo mandato con una prospettiva di protezione in contesti politici delicati.
Il governo israeliano, già da giugno, ha deciso che il Ministero degli Affari di Gerusalemme dovrà prepararsi alla cessazione delle attività dell’UNRWA studiando un piano per garantire i servizi in altro modo. Il ministero ha dichiarato di considerare tutti i servizi forniti dall’UNRWA a Gerusalemme Est e di collaborare con i ministeri della Salute e dell’Istruzione e con il comune per trovare soluzioni alternative.
Israele però non ha proposto altre opzioni per i servizi di assistenza ai palestinesi garantiti dall’UNRWA. “Non esiste alternativa all’UNRWA”, ha infatti dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres in un comunicato lunedì.
Il primo disegno di legge, volto a bloccare le attività dell’UNRWA sul territorio israeliano, stabilisce che l’Agenzia non possa avere rappresentanza né fornire servizi o svolgere attività (direttamente o indirettamente) su territorio israeliano. Approvato in terza e ultima lettura lunedì, il disegno di legge, proposto dai membri della Knesset Dan Illouz (partito Likud) e Yulia Malinovski (partito Yisrael Beiteinu), è stato inizialmente approvato dal Comitato per la sicurezza e gli affari esteri della Knesset già a metà ottobre. Il parlamento israeliano ha successivamente approvato il disegno di legge con una maggioranza di 92 voti a favore e 10 contrari nella votazione finale di lunedì, rendendolo ufficialmente legge. La normativa entrerà in vigore tra tre mesi.
Un secondo disegno di legge, approvato subito dopo, revoca i privilegi concessi all’UNRWA, inclusi esenzioni fiscali e status e immunità diplomatica. Tale provvedimento prevede che l’unità Coordinatrice delle attività governative nei territori del Ministero della Difesa interrompa ogni collaborazione con l’UNRWA.
Risultato votazione Knesset
Queste nuove leggi complicheranno notevolmente le operazioni dell’UNRWA nella Cisgiordania occupata e a Gaza, aggravando ulteriormente le difficoltà causate dall’assedio israeliano in corso nella Striscia. La misura potrebbe ostacolare la collaborazione delle banche israeliane con l’Agenzia e portare al collasso dell’infrastruttura amministrativa dell’UNRWA nei territori, rendendo problematici i pagamenti di stipendi e fornitori tramite la banca israeliana Leumi.
La legge proposta impedirebbe di fatto all’UNRWA di operare anche a Gerusalemme Est, dove attualmente fornisce servizi di istruzione e salute ai residenti del campo profughi di Shu’fat. Attraverso l’attuazione di legge, l’unità Coordinatrice delle attività governative nei territori del Ministero della Difesa israeliano sarebbe tenuta a interrompere il lavoro con l’UNRWA, significando quindi l’interruzione delle operazioni nel campo di Shu’fat, poiché l’area è considerata da Israele territorio annesso.
Una dichiarazione congiunta di Canada, Australia, Francia, Germania, Giappone, Corea del Sud e Gran Bretagna la scorsa settimana ha espresso grave preoccupazione per la legislazione. Ha sottolineato che l’Agenzia fornisce aiuti umanitari essenziali e salvavita, che sarebbero “gravemente ostacolati, se non impossibili” senza di essa.
Il pqrtito arabo-ebraico Hadash-Ta’al, ritengono che la legge mira a cancellare gli impegni di Israele nei confronti delle convenzioni internazionali, nonché a liberare Israele dall’obbligo di rispettare il diritto internazionale. Hadash-Ta’al, aggiunge, che Israele deve rispettare il diritto internazionale e le convenzioni di cui è parte.
I sostenitori dell’autorevolezza dell’UNRWA affermano che Israele, attraverso questi provvedimenti, stia cercando di eliminare la questione dei rifugiati palestinesi smantellando l’Agenzia. Israele, d’altro canto, afferma che i rifugiati dovrebbero essere reinsediati definitivamente al di fuori dei suoi confini.
I palestinesi ritengono che ai rifugiati e ai loro discendenti, oggi quasi 6 milioni di persone, dovrebbe essere garantito il diritto internazionale al ritorno nelle terre d’origine (articolo 11, risoluzione 194 dell’Assemblea Generale ONU). Israele respinge questa richiesta, affermando che ciò porterebbe a una maggioranza palestinese all’interno dei suoi confini.
Durante l’attuale assedio israeliano su Gaza, per la comunità internazionale, l’UNRWA è stata vista come la principale fonte di aiuti all’interno della Striscia. Israele, invece, l’ha considerata una copertura per Hamas, affermando, senza prove, che centinaia di militanti palestinesi lavorino per l’Agenzia e che oltre una dozzina di dipendenti abbiano preso parte all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
L’esercito israeliano nei pressi dell’Quartier Generale UNRWA a Gaza
A gennaio, Israele ha presentato agli Stati Uniti una lista di 12 dipendenti dell’UNRWA accusati di coinvolgimento nell’attacco, fornendo logistica o partecipando direttamente. Due degli individui erano già stati uccisi, e l’ONU ha successivamente licenziato nove dipendenti presumibilmente coinvolti. Le accuse hanno portato i principali stati donatori – circa 16 paesi occidentali – a sospendere temporaneamente i finanziamenti all’UNRWA (poi ripresi). Il che ha reso il sostentamento dell’Agenzia ulteriormente fragile, poiché dipendendo solo dai contributi volontari dei paesi donatori.
Un’indagine indipendente ha rilevato che l’UNRWA dispone di meccanismi robusti per garantire la propria neutralità. L’Agenzia afferma di indagare su qualsiasi accusa di illecito e di tenere il personale responsabile, condividendo elenchi del personale con Israele e i paesi ospitanti, nonostante Israele ignori in gran parte le richieste di prove per le accuse mosse.
Israele, durante l’anno, ha ripetutamente colpito scuole UNRWA trasformate in rifugi, sostenendo che i combattenti di Hamas operino al loro interno. Inoltre, ha affermato di aver scoperto tunnel nelle vicinanze o sotto le strutture dell’UNRWA, sebbene queste affermazioni si siano puntualmente rivelate infondate.
L’UNRWA è da tempo il più grande datore di lavoro a Gaza, dove impiega circa 13.000 palestinesi in una popolazione impoverita da anni di blocco israeliano ed egiziano. Prima dello sterminio in corso nella Striscia, l’Agenzia gestiva 278 scuole per 290.000 studenti e 22 centri medici.
Attività UNRWA a Gaza nel 2023/24
A Gaza, l’UNRWA è la principale organizzazione di assistenza umanitaria, poiché il 78% della popolazione è composta da rifugiati del 1948 e dai loro discendenti. Durante l’attuale massacro, l’agenzia ha svolto un ruolo centrale negli sforzi umanitari per assistere la popolazione, ormai quasi interamente sfollata e in molti casi diventata rifugiata per la terza volta. Dall’inizio dell’assedio israeliano su Gaza, l’agenzia riferisce di aver distribuito pacchi alimentari a quasi 1,9 milioni di persone e di aver offerto quasi sei milioni di consulenze mediche in tutta l’enclave.
L’UNRWA segnala anche che, dall’ottobre 2023, più di 233 dei suoi dipendenti sono stati uccisi in attacchi israeliani durante lo svolgimento delle loro funzioni.
Negli ultimi mesi, l’ONU ha avviato una campagna di vaccinazione di massa per i bambini per fronteggiare la diffusione della poliomielite, la cui recrudescenza a Gaza è stata aggravata dalla distruzione dei sistemi sanitari. Sebbene la campagna sia stata pianificata e gestita dall’UNICEF e dall’OMS, l’esecuzione logistica è stata principalmente a carico dei circa 1.200 dipendenti dell’UNRWA presenti a Gaza.
In una dichiarazione, l’UNICEF ha affermato che la recente legge israeliana che limita le attività dell’UNRWA potrebbe causare “il collasso del sistema umanitario” a Gaza, mettendo a rischio la vita di molti bambini.
Lunedì, il Segretario generale dell’ONU António Guterres ha invitato Israele ad “agire in modo coerente con i suoi obblighi ai sensi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”, aggiungendo che “la legislazione nazionale non può modificare tali obblighi”.
Attualmente, l’UNRWA opera in 58 campi profughi palestinesi a Gaza, nella Cisgiordania occupata, in Giordania, in Siria e in Libano, servendo circa 6 milioni di rifugiati palestinesi. I servizi forniti includono 706 scuole, che offrono istruzione elementare, media e superiore a oltre 660.000 bambini e ragazzi, e circa 150 centri medici, con una media di sette visite mediche a persona ogni anno. Questi centri forniscono farmaci di base a basso costo e gratuiti per i residenti a basso reddito.
Nella Cisgiordania occupata, l’UNRWA gestisce 96 scuole per circa 45.000 studenti, oltre a 43 centri sanitari e servizi di distribuzione alimentare e supporto psicologico per i residenti.
Sede UNRWA nel campo profughi di Jenin
Secondo Chris Whitman, direttore nazionale presso la ONG Medico International, l’UNRWA assume e impiega decine di migliaia di persone, tra cui appaltatori che forniscono beni e aziende che ne traggono beneficio. “Questo avrà un enorme effetto a catena” afferma. L’attuale tasso di disoccupazione del 45 percento nella Cisgiordania occupata potrebbe salire al 60 percento. L’UNRWA opera in diversi ambiti, tra cui il lavoro, la salute e l’istruzione, senza avere sostituti, soprattutto per un’organizzazione delle sue dimensioni. Esistono solo piccoli interventi tampone, ma nulla di comparabile.
Whitman aggiunge che le scuole dell’UNRWA offrono una qualità di istruzione superiore rispetto a quella dell’Autorità Nazionale Palestinese, e che chiuderle potrebbe causare un ulteriore deterioramento del sistema educativo.
Inoltre, Whitman fa notare che nessuna ONG che opera in Palestina ha oggi un budget più alto rispetto a quello di dieci anni fa. Al contrario, probabilmente stanno lavorando con metà del budget precedente, poiché l’interesse si è spostato verso l’Ucraina, la Siria e altri contesti.
Mettere al bando l’UNRWA avrà conseguenze anche per altri gruppi di aiuto e ONG che lavorano con i rifugiati palestinesi, i quali, in qualità di interlocutori, creatori di reti e facilitatori, sono fondamentali per il lavoro che si svolge ovunque e che coinvolge i rifugiati palestinesi.
A livello macro, l’UNRWA, in quanto rappresentante delle Nazioni Unite, legittima il lavoro delle ONG internazionali attive nella regione. Ha di gran lunga la capacità più ampia e, di solito, dispone di alcuni dei migliori esperti al mondo. Inoltre, è in grado di creare reti e di canalizzare partner, diplomatici, decisori e parti interessate in modo che le ONG internazionali non possano fare.
Uno degli aspetti meno discussi della nuova legislazione è la revoca dello status di immunità per il personale dell’UNRWA e l’interruzione dei contatti tra l’agenzia e il COGAT. Ciò potrebbe avere conseguenze particolarmente disastrose a Gaza.
Aiuti alimentari UNRWA a Gaza
Questa legislazione renderà infatti molto difficile il trasferimento degli aiuti all’interno di Gaza. I gruppi umanitari sono coordinati con il COGAT (Coordination of Government Activities in the Territories, unità del Ministero della Difesa israeliano che coordina le questioni civili tra Israele, le organizzazioni internazionali e l’Autorità palestinese). Se l’UNRWA non farà più parte di questa categoria protetta e immune, sarà estremamente difficile distribuire gli aiuti, poiché essa è il più grande gruppo umanitario a Gaza.
Quando non c’è coordinamento, le persone vengono lasciate al loro destino. Per le migliaia di membri dello staff che lavorano nell’assistenza sanitaria, nella distribuzione alimentare e in altri ambiti, l’assenza di comunicazione li rende ancora più vulnerabili agli attacchi israeliani. Tagliare le comunicazioni con il COGAT avrebbe ripercussioni immediate sul campo, essendo l’UNRWA l’organizzazione più grande a Gaza, possiede e gestisce gran parte delle infrastrutture utilizzate da altre organizzazioni, che si tratti di magazzini, veicoli, centri di distribuzione o rifugi. Pertanto, le fatture influenzerebbero anche l’accesso di altri gruppi a queste risorse.
Il commissario generale dell’UNRWA, Philippe Lazzarini ritiene che il provvedimento da parte di Israele stabilisce un “pericoloso precedente” nella delegittimazione dei suoi diritti umani e del suo lavoro di aiuto.
“Priverebbe oltre 650.000 ragazze e ragazzi dell’istruzione, mettendo a rischio un’intera generazione di bambini”, ha affermato.
Philippe Lazzarini
Aggiunge nella sua dichiarazione:
“Queste leggi aumentano la sofferenza dei palestinesi e non sono altro che una punizione collettiva”, ha aggiunto. “Mettere fine all’UNRWA e ai suoi servizi non priverà i palestinesi del loro status di rifugiati. Tale status è protetto da un’altra risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite finché non verrà trovata una soluzione giusta e duratura alla difficile situazione dei palestinesi. … Questo dovrebbe essere una preoccupazione per tutti”.
Israele sostiene che, senza l’UNRWA, non esisterebbe una questione palestinese. Tuttavia, trasferire la questione dei rifugiati palestinesi all’UNHCR, l’agenzia ONU per i rifugiati di tutti gli altri stati, non ridurrebbe di certo l’importanza della loro identità e della causa palestinese; anzi, potrebbe addirittura rafforzarla.
L’UNRWA trae il suo mandato dalla stessa fonte della legittimità di Israele. Anche se il parlamento israeliano prendesse decisioni contro l’ONU, ciò non fa altro che minare la legittimità di Israele stesso, che si basa sulle stesse risoluzioni che hanno portato alla sua creazione, come la Risoluzione 181 sul piano di spartizione. In questo senso, il divieto dell’UNRWA non farebbe altro che mettere in discussione la legittimità israeliana.