Da giorni circola la notizia dell’uccisione da parte dei Talebani di un “comico afgano”, a detta di personaggi come Roberto Saviano o Matteo Salvini, seguiti a ruota dalla stampa italiana. Nazar Mohammad detto Khasha sarebbe stato giustiziato dagli insorti a causa della comicità di cui aveva fatto oggetto proprio i Talebani, ma le cose non stanno esattamente così.
L’uomo che viene rappresentato oggi da numerosi politici, giornalisti ed influencer italiani come un martire della libertà d’espressione era in realtà un comandante della famigerata polizia di Kandahar implicata in torture ed atrocità a cui lui stesso avrebbe preso parte.
Questo video è straziante, mostra l’arresto del comico afgano #KhashaZwan. Ha le mani dietro la schiena, viene ammanettato e caricato in auto tra due talebani ma lui inizia a far battute, a prendere in giro i narcotalebani come ha sempre fatto in radio, in tv, nei suoi spettacoli pic.twitter.com/HsN6vY6HF0
— Roberto Saviano (@robertosaviano) August 25, 2021
La leadership del movimento che oggi controlla l’Afghanistan ha ammesso l’esecuzione da parte di alcuni suoi uomini ma ha al contempo condannato il gesto, perchè secondo quanto dichiarato dal portavoce Suhail Shaheen all’Associated Press: “il prigioniero sarebbe dovuto essere portato davanti ad un tribunale e giudicato per i suoi crimini”. Shaheen ha aggiunto che sul caso è stata aperta un’inchiesta.
Ma la cosa più interessante riguarda l’identità di Nazar Mohammed ovvero chi era in realtà quello che viene presentato come un comico da Salvini e Saviano?
Afghanistan, un comico scherza sui Talebani? Per questi fanatici non merita di vivere.
Le immagini che vedete riguardano la cattura del comico Nazar Mohammad, meglio conosciuto come Khasha Zwan. pic.twitter.com/svAJrK00H8— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) August 25, 2021
Secondo l’autorevole Washington Post: “Khasha era una figura oscura a Kandahar prima della sua morte e la sua relazione con la comunità locale nella sua veste di poliziotto non è chiara. Un ex soldato dell’esercito afgano che ha prestato servizio a Kandahar afferma che Khasha era un comandante di un’unità della polizia locale. La polizia a Kandahar è stata accusata di aver commesso abusi e atrocità contro i civili, contro i militanti talebani, di estorsioni e di altri crimini.”
A proposito dell’operato della polizia a Kandahar sempre il Washington Post in un altro articolo parla del suo comandante:
“Si è occupata del caso anche la ONG Human Rights Watch. Patricia Gossman, direttore per l’Asia, ha affermato che un rapporto delle Nazioni Unite dello scorso anno aveva identificato le forze di polizia di Raziq come particolarmente violente. Il comandante è stato ritenuto responsabile di “torturare i detenuti per soffocamento, schiacciamento dei testicoli e scosse elettriche“.