Una parte purtroppo maggioritaria della destra italiana, dopo l’attacco alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001, in questo fortemente ispirata dagli scritti della giornalista e scrittrice Oriana Fallaci, divenuta sull’argomento un’autentica maître à penser, ha sposato con entusiasmo una forte ostilità nei confronti della religione islamica. Questo complesso di idee, di argomenti più o meno falsi e iniqui, questa posizione pregiudiziale, questa istintiva avversione verso l’Islam va comunemente sotto il nome di islamofobia.
A dire il vero islamofobo ricorda troppo da vicino il termine omofobo, un termine che nel mondo contemporaneo viene utilizzato per designare non tanto chi è preso da un irrazionale pregiudizio fatto di timore e di disgusto nei confronti degli omosessuali, ma piuttosto questa simpatica etichetta viene oggi appiccicata a tutti coloro che eccepiscono sulla propaganda dell’ideologia omosessualista di cui i maggiori enti culturali e i media, che nell’Italia di questi nostri anni vanno per la maggiore, si sono fatti promotori.
Useremo comunque il termine islamofobo per il suo intrinseco merito di sinteticità e quindi di comodità.
Su La Verità, giornale diretto da Maurizio Belpietro, e nel triste panorama dei media italiani non privo di qualche merito, scrive la dottoressa Silvana De Mari, scrittrice e medico, che pur trattando nei suoi articoli argomenti che con l’Islam c’entrano in modo relativo, non perde occasione per tirare in ballo la religione islamica con una grazia, una delicatezza e un amore per la verità davvero encomiabili.
A voler trovare qualche esempio nei suoi articoli di questa vocazione all’offesa e alla diffamazione nei confronti della religione coranica, il tutto in nome di un cristianesimo un po’ zoppicante in quanto a carità e ad amore del vero, c’è davvero solo il classico imbarazzo della scelta.
A lungo per esempio ha ricordato nei suoi articoli la pratica, in uso presso alcuni sultani e presso lo Sha di Persia, in un tempo grazie a Dio remoto, di attorniarsi da eunuchi per farne funzionari anche di alto livello e per adibirne altri alla sorveglianza degli harem. Parliamo di un mondo lontano, storie di secoli fa, e di una pratica, l’evirazione, che può sicuramente suscitare orrore alla nostra sensibilità moderna, ma che se inquadrata storicamente non dovrebbe creare grande meraviglia. Tra l’altro, tale costume pare fosse piuttosto frequente anche in Cina presso il Celeste Impero.
Nel denunciare disgustata questo orrore, la dottoressa De Mari dimenticava del tutto che nell’Europa cristiana, a lei tanto cara, con casi documentati fino al diciannovesimo secolo, non era rara la castrazione di bambini poveri per far sì che crescendo diventassero cantanti che pur avendo la capacità polmonare e la potenza di emissione di un adulto, conservassero una voce con la dolcezza asessuata dei fanciulli. Il cantante Farinelli sulla cui storia è stato anche tratto qualche anno fa un film è forse l’esempio più famoso.
La dottoressa è caduta in un errore molto comune, ma non per questo meno grave quando si tratta di dare giudizi su pratiche e fatti appartenenti a epoche lontane; l’errore di applicare i nostri moderni criteri di giudizio a mondi che avevano una mentalità e una visione delle cose molto lontano dalla nostra. Si pensi solo che a quei tempi un mal di denti si curava con un’estrazione presso un barbiere o un maniscalco, magari in piazza durante il mercato settimanale.
Tuttavia per l’ineffabile firma de La Verità questo errore di prospettiva nel giudizio storico su usi e costumi di un tempo è in fondo solo un peccato veniale.
Nell suo articolo apparso, sempre sul quotidiano diretto da Belpietro del 13 marzo, la dottoressa equipara l’etica sottostante ai poemi omerici, etica spietata secondo cui i figli dei vinti dovevano essere soppressi e le donne violentate, e l’etica del Corano.
Come e partendo da dove abbia potuto giungere a queste conclusioni resta un mistero. Ma per lei su questo non ci sono dubbi. Ogni crimine, ogni infamia commesso da musulmani, e purtroppo capita che ci siano musulmani che fanno cose infami, cela va sans dire, sarebbe ispirata direttamente dal Corano.
Per esempio nella famosa notte dell’ultimo dell’anno del 2016 a Colonia, notte in cui giovani immigrati in gran parte di origine magrebina si resero protagonisti di molestie sessuali, a volte anche gravi, nei confronti di ragazze tedesche, sempre secondo la dottoressa, questi atti criminali sarebbero stati compiuti in conformità ai dettami coranici.
Ora proviamo ad usare lo stesso criterio della De Mari per dimostrare che ad ispirare i purtroppo numerosi e ricorrenti episodi di pedofilia nella Chiesa cattolica, ci sia il Vangelo. Nel Vangelo infatti è scritto: Lasciate che i piccoli vengano a me. (Marco 10, 13-16; Matteo 19, 13-15; Luca 18, 15-17). Oppure, diciamo che sempre sia il Vangelo ad ispirare il massacro perpetrato dai cristiani serbi di circa 9.000 musulmani bosniaci, tra i quali non sono mancati donne, vecchi e bambini. Nel Vangelo infatti si può legger la seguente frase di Cristo (la pace su di Lui): Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter la pace, ma la spada. (Matteo 10- 34.
Se poi volessimo attribuire l’agire di cristiani ed ebrei a quello che è scritto nell’Antico Testamento, l’abbondanza di passi raccapriccianti è tale che ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta. Ecco alcuni esempi fra i molti possibili:
“Ora uccidete tutti i bambini maschi e anche tutte le donne che sono appartenute a un uomo, ma conserverete in vita per voi le ragazze ancora vergini.” Numeri 31, 17“In quel tempo prendemmo tutte le sue città e votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne e bambini, non vi lasciammo alcun superstite” Deuteronomio 2, 34
“Dio diede la sua approvazione affinché Giosuè uccidesse ogni uomo, donna e bambino della città di Lachis. Con la spada.” Giosuè, 10:32-33
Attenzione, non abbiamo alcuna intenzione di incolpare il Vangelo o l’Antico Testamento dei tanti crimini di cui molti cristiani ed ebrei nei secoli e anche molto recentemente si sono resi colpevoli, ci mancherebbe. Per il Vangelo (l’Inghil) e la Torah noi musulmani abbiamo il massimo rispetto, certamente infinitamente più rispetto di quanto la dottoressa De Mari abbia per il Corano. Vogliamo soltanto dimostrare quanto siano insipienti, facilmente rovesciabili e basate sul nulla affermazioni come quelle fatte da lei nei suoi scritti.
Sempre nell’articolo del 13 marzo su la Verità, la signora ci racconta che l’8 marzo a Bologna le femministe del gruppo “Non una di meno” hanno marciato inalberando cartelli con l’immagine di Maria rappresentata come una vulva, alternandoli ad altri in cui si sarebbe inneggiato ai migranti, che per lei, orrore, sarebbero al 90% “islamici”. Insomma, i cartelli rappresentanti Maria sono una cosa idiota, oscena, vomitevole e blasfema ad un tempo, quelli inneggianti ai migranti “islamici” proprio non riusciamo a immaginarli. Siamo sicuri che ci fossero?
Forse la dottoressa De Mari, che comunque fa le capriole per collegare questo scempio alla supposta raccomandazione allo stupro da parte del Corano per i migranti musulmani, ignora quanto Maria sia venerata e rispettata dai musulmani di tutto il mondo; probabilmente ignora anche che un’intera sura del Corano è dedicata alla madre di Gesù (su di Loro la pace), e sorvola, o fa finta di non sapere, che in qualsiasi paese a maggioranza islamica, una parata blasfema come quella di Bologna non ci sarebbe stato bisogno di proibirla, perché molto semplicemente sarebbe stata impensabile.